Nel territorio regionale affiorano rocce appartenenti ad una potentissima successione stratigrafica rappresentativa dell’arco di tempo che va da 460 milioni di anni fa (Ordoviciano inferiore - Paleozoico) ad oggi.
I terreni più antichi affiorano nella Catena Carnica e, in sequenza quasi continua anche se non regolare a causa dei disturbi tettonici, procedendo verso sud, si rinvengono quasi tutti i terreni rappresentativi dell’intera scala dei tempi geologici fino ai depositi attuali.
Fanno eccezione i soli termini del Pliocene che, allo stato attuale delle conoscenze, non sono stati rinvenuti né in affioramento né in sondaggi profondi.

Le rocce rappresentate sono essenzialmente sedimentarie essendo nettamente subordinati i prodotti delle manifestazioni effusive (vulcaniti e vulcanoclastiti) e le risultanze di azioni metamorfiche di grado non elevato, interessanti solamente alcune formazioni paleozoiche. Totalmente assenti sono le rocce intrusive.
Tra i depositi sedimentari predominano le rocce terrigene (arenarie, argilliti, siltiti, conglomerati, ecc.) e le rocce carbonatiche (calcari, dolomie); subordinate, anche se diffuse in fasce locali importanti per le implicazioni strutturali geomorfologiche e dei dissesti, sono le rocce evaporitiche (gessi, brecce dolomitiche, dolomie cariate, ecc.).
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Nell’ambito della catena Carnica affiorano rocce paleozoiche: i litotipi presenti sono piuttosto eterogenei dal punto di vista litologico, con la prevalenza di litologie riferibili alle sequenze miste, fino a prevalente, componente marnoso-arenacea od argillosa ed in subordine a rocce carbonatiche massicce mediamente stratificate e fratturate. Le rocce evaporitiche sono diffuse sui versanti delle valli Pesarina, Calda, Pontaiba e, in modo più limitato nei dintorni di Forni Avoltri e nella zona di Paularo.
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Le alpi Tolmezzine si caratterizzano invece per il dominio dei sedimenti mesozoici (triassici in particolare) con grande sviluppo di sequenze miste marnoso-arenacee, distribuite nella parte nord della catena, rocce carbonatiche massicce, prevalenti nella parte meridionale della catena e, in subordine, rocce evaporitiche e conglomerati. Le evaporiti sono distribuite sui versanti della media ed alta Valle del Tagliamento, nella conca di Sauris e nella medio-bassa Val Degano.
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Le Alpi Giulie sono prevalentemente costituite da rocce carbonatiche massicce triassiche (dolomia principale). Nella parte più settentrionale della zona si rinvengono anche sequenze miste di rocce carbonatiche e marnoso-arenacee.
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Le Prealpi Carniche sono costituite in prevalenza da rocce carbonatiche massice di età triassica e cretacica, e secondariamente da rocce arenacee e da sequenze miste ad abbondante componente marnoso-arenacea ed argillosa. Questi ultimi litotipi affiorano per lo più in corrispondenza dei rilievi collinari che si affacciano sulla pianura, e su di essi sorgono la maggior parte dei centri abitati.
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Le Prealpi Giulie si caratterizzano per l’assoluta dominanza delle sequenze miste carbonatiche e marnoso arenacee (flysch) eoceniche, con frequenti livelli conglomeratici. Le formazioni carbonatiche sono concentrate nella parte più settentrionale dell’area, in prossimità della zona di transizione alle Alpi Giulie.
Un’origine del tutto particolare ha l’area collinare presente a nord di Udine: siamo infatti in presenza della più vistosa manifestazione del glacialismo quaternario esistente in regione.
L’anfiteatro morenico si estende per circa 20 km a partire da S.Daniele del Friuli ad ovest fino a Tricesimo ad est, ed è articolato principalmente in tre archi morenici all’incirca concentrici.
Dal punto di vista litologico i colli morenici sono rappresentati da associazioni caotiche di materiali grossolani (ciottoli, ghiaie e sabbie) e materiali fini (limi ed argille).
La pianura, infine, sotto il profilo morfologico ed idrogeologico può venire suddivisa in quattro sottozone sostanzialmente omogenee: il Campo di Osoppo e Gemona, l'Anfiteatro morenico del Tagliamento, l'Alta pianura e la Bassa pianura.
La pianura friulana può essere considerata l’estrema parte orientale della pianura padana, anche se rispetto a questa presenta marcate differenze dal punto di vista della granulometria dei sedimenti (più grossolani) e della pendenza media (maggiore).
La pianura friulana può essere suddivisa in due parti: l’alta pianura, caratterizzata dalla prevalenza di depositi ghiaiosi grossolani in cui si ha filtrazione di acque superficiali che vanno a costituire la falda freatica, e la bassa pianura, dominata da depositi per lo più fini (sabbie intercalate a limi e argille), ove sono presenti più falde sovrapposte per lo più artesiane.
La linea di separazione tra alta e bassa pianura è rappresentata dalla linea delle risorgive, ampia fascia allungata in senso NW-SE in corrispondenza della quale si assiste all’emergenza delle acque della falda freatica dell’alta pianura, per effettore della diminuzione della permeabilità media.
Tutti i depositi costituenti la pianura friulana sono di origine quaternaria, e poggiano su di un substrato roccioso prequaternario che si approfondisce progressivamente allontanandosi dagli ultimi rilievi prealpini verso il mare. In corrispondenza fascia lagunare e perilagunare la profondità del substrato arriva anche a 600m.
