Martedì 9 giugno 2009 i funzionari di Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia hanno organizzato una giornata di svago per i giovani ospiti del “Campo Friuli” di via Lanciano, a L’Aquila, accompagnandoli in una visita guidata sulla “Amerigo Vespucci”, la nave scuola della Marina Militare Italiana.
L’impegno dei funzionari e dei tecnici che, dal giorno del sisma, insieme ai volontari di Protezione civile si stanno alternando nei turni al Campo per garantire la migliore permanenza agli sfollati, ha come obiettivo primario anche quello di allontanare, specie nei più piccoli, il pensiero della drammatica esperienza vissuta. Ogni giorno i bambini del Campo Friuli vengono coinvolti in giochi di squadra e attività ludiche, ma lo scorso martedì “gli angeli del Campo” – come vengono ormai definiti i soccorritori del Friuli Venezia Giulia – hanno voluto fare di più, organizzando una gita a bordo della “nave più bella del mondo”.
È stata un’occasione unica per poter ammirare il vanto italiano che solca i mari di tutto il mondo e il Capitano di Fregata Francesco Maugeri della Marina Militare ha accolto con onore la richiesta pervenuta dai funzionari regionali presenti in questi giorni al Campo Friuli: «Noi ragazzi li ringraziamo per questa sorpresa indimenticabile - dice entusiasta Eleonora - e per il lavoro che con i volontari, quotidianamente, svolgono per noi: con loro, giorno dopo giorno, abbiamo instaurato un rapporto caratterizzato da uno scambio reciproco di esperienze e di emozioni».
Il Comandante in seconda Niccolò Flora e l’equipaggio hanno ricevuto con calore l’arrivo della comitiva, illustrando le apparecchiature, gli equipaggiamenti di bordo e l’affascinante storia del veliero. «Non chi comincia ma quel che persevera», il motto della nave riportato dal Comandante, assume un significato particolare anche per la realtà del popolo abruzzese racchiusa nelle parole della tenace Eleonora: «La notte del 6 aprile tutti noi abruzzesi abbiamo subito un trauma, ma fortunatamente io, che ho scelto di restare qui, un giorno potrò dire di aver tenuto la mano alla mia città mentre morendo tentava di rinascere. Gliel'ho tenuta così stretta che lei il mio calore l’ha sentito e per quel calore, che le hanno dato tutte le persone come me, ha scelto la vita e ha scelto di tornare a volare, lo ha scelto perché ha sentito l’affetto di chi questa città la porta dentro il cuore». Anche questo è un vanto tutto italiano.